Fu una delle battaglie più sanguinose del Medioevo, raccontata anche da Dante nella “Divina Commedia” che si soffermò sul “grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso”. Uno scontro epico, che a Montaperti vide coinvolte la Firenze guelfa e la Siena ghibellina, e che si concluse con una Pace siglata a Castelfiorentino il 25 novembre 1260. Ed è appunto sul valore di questa ricorrenza, la Pace che con la potenza del suo messaggio universale si rivolge a tutti i popoli per ricomporre i conflitti di qualsiasi natura, che a Castelfiorentino si svolgerà sabato 19 e domenica 20 novembre la “rievocazione storica della Pace dopo Montaperti”. Il programma della manifestazione è stato presentato questa mattina dal Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, dal Sindaco di Castelfiorentino, Alessio Falorni, dal Vicesindaco Claudia Centi, dal responsabile Confesercenti Empolese Valdelsa, Gianluca D’Alessio. Erano presenti anche rappresentanti delle associazioni e docenti e studenti dell’Istituto “F. Enriques” (indirizzo “design della comunicazione visiva e pubblicitaria”) che hanno realizzato il Logo ufficiale (Federico Porcedda) e il progetto grafico della promozione dell’evento (Lara Capezzuoli)
Per due giorni, dunque, il centro storico di questo borgo della Valdelsa fiorentina si calerà nell’atmosfera medioevale dell’epoca, attraverso una sequenza di eventi imperdibili, che ne ripercorreranno simbolicamente i momenti più salienti: dal torneo di combattimento medioevale allo spettacolo teatrale itinerante sulle “paure del Medioevo”; dalla mostra mercato medioevale al mercato di arti e mestieri, dai giochi ai laboratori (come “realizzo il mio scudo”); dalle dimostrazioni di falconeria alle musiche e danze medioevali. Nella giornata di sabato ci sarà anche la possibilità di visitare il sipario storico del Teatro del Popolo (che raffigura appunto la “Pace” del 1260) o assistere a interventi e letture teatrali sulla vita delle donne nel Medioevo. Domenica 20 novembre, sempre nell’ottica di riportare l’orologio indietro nei secoli, sarà allestito anche un accampamento medioevale, interpretato da figuranti in costume (nobili, mercanti, armati), che riprodurrà la vita quotidiana di Castelfiorentino in quel periodo, in concomitanza con le sfilate e i cortei storici che si svolgeranno sia al mattino che nel pomeriggio
Al mattino sfileranno nelle vie del centro con le loro armature del XIII-XV sec. i “combattenti” di Iron Tower, che al termine del percorso (Piazza Gramsci) porteranno un ricordo di Carlo Desideri, castellano e presidente dell’associazione tragicamente scomparso nel febbraio di quest’anno. Nel pomeriggio largo ai Cortei Storici della Repubblica di Firenze e dell’associazione Agresto di Monteriggioni, insieme alle rappresentanze istituzionali di Firenze e Siena, che con il loro seguito di alabardieri, fanti delle corporazioni, ufficiali delle fanterie, bombardieri, musici e bandierai degli Uffizi percorreranno le vie del centro fino alla rievocazione storica della “firma” degli accordi di Pace di fronte al Municipio di Castelfiorentino, preceduta dal suono squillante delle “chiarine”. Dopo la “firma” del trattato e una breve esibizione del “concerto di ottoni” della scuola di musica, il corteo storico percorrerà nuovamente le vie del centro e il mercato medioevale, fino in Piazza Gramsci dove si terrà un’esibizione degli sbandieratori.
“Quest’anno – osserva il Sindaco, Alessio Falorni – abbiamo predisposto un programma ancora più ricco e diversificato, con eventi per tutte le età come si conviene a una ricorrenza che intendiamo celebrare degnamente. Una data storica, tramandata nel corso dei secoli all’interno della nostra Comunità al punto da diventare fondativa nel momento in cui, con l’Unità d’Italia, essa venne raffigurata nel Sipario Storico del Teatro del Popolo. Un appuntamento che, più che mai nel momento che stiamo vivendo, assume un significato nobile, e che fa di Castelfiorentino una terra di pace, dove si ricercano le convergenze piuttosto che lasciarsi trascinare dai conflitti, che lacerano il tessuto sociale e aprono ferite insanabili.. E’ questo il messaggio che intendiamo rivolgere ai nostri cittadini, coinvolgendo in primis le nuove generazioni, che quest’anno hanno visto come protagonisti gli studenti dell’Enriques, davvero encomiabili nel progetto grafico del logo e dell’intera promozione. Ringrazio il Ministero della Cultura e la Regione Toscana, per il loro sostegno, nonché il personale dei “Servizi al cittadino” del Comune, la Proloco, Confesercenti e le decine di associazioni che hanno collaborato all’organizzazione di questa manifestazione, che sarà soprattutto una grande festa”.
Per info dettagliate sul programma: ufficio turistico Castelfiorentino (0571.629049) https://visitcastelfiorentino.it
nelle foto: alcune immagini della conferenza stampa di questa mattina, la locandina e foto di repertorio
LA SCHEDA
Intorno alla metà del XIII secolo la Toscana è divisa in stati indipendenti, distinti in Comuni (formati da città e castelli) e Signorie, facenti capo a famiglie nobiliari che disponevano di domini propri. Gli attriti e le divergenze che potevano sfociare anche in conflitti si generavano su due piani, che spesso si intersecavano: quello territoriale, alimentato magari da questioni di confine, sfere di influenza, rivalità commerciali; e quello politico, fondato sullo scontro e sull’alleanza fra i tre partiti: Guelfi, Ghibellini, Popolani. I primi, come è noto, erano legati al Papato. I secondi all’Impero, nelle persone dei sovrani svevi. I popolani rappresentavano interessi locali e non avevano alcuna autorità di riferimento. Il fattore che aggravava le crisi fra stati era la capacità di Guelfi e Ghibellini di creare alleanze sovralocali, dividendo al loro interno i ceti dirigenti. Dopo la morte dell’imperatore Federico II di Svevia, nel 1250, a Firenze si era imposto un regime popolano, che grazie a una politica di equidistanza tra i due partiti in gioco era riuscito progressivamente a estendere la sua influenza. I ghibellini, tuttavia, reagirono di fronte a questa situazione: e in due occasioni (1251 e 1258) organizzarono delle rivolte, finendo per rifugiarsi – nel 1258 - a Siena in esilio. Le pressioni dei ghibellini fiorentini rifugiati, e le promesse di aiuto militare dell’ultimo sovrano svevo (Manfredi, Re di Sicilia, figlio naturale dell’Imperatore Federico II) convinsero Siena a violare l’accordo commerciale del 1255 (la “società”), sfidando Firenze. Quest’ultima reagì organizzando una campagna militare nell’estate 1260, sfociata nel disastro di Montaperti, ove l’esercito fiorentino fu pesantemente sconfitto da quello senese. La “mattanza” dei fiorentini fu tale da essere ricordata da Dante Alighieri nella “Divina Commedia” (Inferno, Canto X) come “lo strazio e ‘l grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso”. Sul piano politico la sconfitta militare portò inevitabilmente alla caduta del regime popolano di Firenze e dei regimi suoi alleati (con la sola eccezione di Lucca), ridimensionandone il ruolo in Toscana.
La Pace dopo Montaperti (Castelfiorentino, 25 novembre 1260)
Il riassetto politico e territoriale della regione avvenne attraverso la firma – il 25 novembre 1260 - di due accordi fra i Comuni di Firenze e Siena. La firma avvenne in una località nei pressi di Castelfiorentino, all’epoca un Comune soggetto a Firenze, luogo di forte valore strategico per il controllo della Valdelsa, su cui Siena voleva estendere la sua influenza.
Secondo la prassi dell’epoca, i Comuni di Firenze e Siena si fecero rappresentare da Sindaci – in pratica procuratori speciali, secondo la terminologia giuridica attuale – che furono designati ad hoc: Lotteringo del fu messer Ubertino di Pegolotto per Firenze, e messer Iacopo di Pagliarese e Buonaguida del fu Gregorio di Boccaccio per Siena. Esaminiamoli separatamente:
1) Con il primo accordo, Firenze cedette dei “diritti”, pubblici e privati, detenuti in una serie di comunità (Montepulciano, Montalcino, Poggibonsi, Staggia, ecc) e signorie. Tali “diritti” – iura nel testo, dal latino ius-iuris – si intendevano all’epoca rapporti giuridici quali quelli privati di proprietà, sovrani quali la riscossione delle imposte, e vincoli personali di fedeltà e sudditanza in questo caso impossibili da definire per mancanza di particolari. In buona sostanza, questo accordo sanciva il passaggio delle comunità e dei signori dal controllo di Firenze a quello di Siena.
2) Il secondo accordo, denominato la “società”, era assimilabile ad un trattato di pace vero e proprio. Attraverso di esso i due ex belligeranti ponevano fine alle loro controversie, regolavano la questione dei prigionieri di guerra, si impegnavano a riconoscere le rispettive giurisdizioni, promettendosi aiuto e assistenza e stipulando una nuova intesa commerciale di libero scambio.