Si è svolto a Empoli un incontro tra l’Unione dei Comuni, la Società della Salute e le Università nell’ambito del progetto “Global Social Work and Human mobility”
Favorire lo scambio di buone pratiche nell’accoglienza dei migranti. Affinché dalla presa in carico della singola persona, e dall’assistenza immediata, si possa costruire un percorso per restituire a quest’ultima l’opportunità di riconquistare la propria autonomia e un progressivo inserimento nella società. E’ questo l’obiettivo del SAI, il progetto di accoglienza migranti richiedenti protezione internazionale di cui l’Unione dei Comuni è titolare (e che viene gestito in coprogettazione con una RTI formata da Co&So, Misericordie di Empoli e Certaldo, Oxfam Italia) le cui finalità sono state illustrate ieri nel Municipio di Empoli nel corso di uno scambio sulle “best practices”, cui hanno partecipato rappresentanti delle Università di Firenze e Granada.
Il progetto del SAI (sigla che sta per “Sistema di Accoglienza e Integrazione”) interessa ben 114 posti finanziati dal Ministero dell’Interno (1.706.000 euro annue le risorse destinate all’Unione) a seguito dell’emergenza afghana e Ucraina, e consente di accogliere queste persone per sei mesi nelle strutture dei sei Comuni coinvolti (Empoli, Castelfiorentino, Certaldo, Fucecchio, Gambassi Terme, Montelupo Fiorentino). In questo periodo, i migranti usufruiscono di attività di apprendimento della lingua italiana, di formazione per favorire il loro inserimento nel mondo del lavoro, di tutela psico e socio-sanitaria, di conoscenza e accesso ai servizi, e così via. Il tutto in un’ottica di approccio multidisciplinare che pone al centro la persona, la difesa della sua dignità e l’attivazione di percorsi di inclusione sociale.
“Come Empolese Valdelsa – osserva Francesca Giannì, presente ieri in veste di Sindaco delegato all’Immigrazione dell’Unione dei Comuni – è per noi molto importante sostenere le buone pratiche in tema di accoglienza, inclusione e coesione sociale. L’incontro di ieri ha dimostrato come il progetto SAI sia una buona pratica non solo a livello nazionale, ma anche europeo, grazie anche a questo scambio organizzato dalle Università. Ringrazio a questo proposito il prof. Carlo Baccetti, che qualche mese fa ci ha offerto questa opportunità. Ricordiamo infatti che solo con un’accoglienza diffusa, misurata e attenta ai bisogni dell’individuo nella comunità ospitante possiamo riuscire a ottenere un alto grado di inclusione sociale, anticorpo fondamentale rispetto a fenomeni di degrado economico sociale e ad altri mali del nostro tempo come le paure nei confronti degli stranieri. Un’accoglienza monitorata e gestita a livello sociale – conclude Giannì - è un’accoglienza che fa bene alla comunità nel suo insieme”.